La distillazione dell’olio essenziale di abete rosso (picea abies) presenta una serie di caratteristiche specifiche che rendono questa conifera una delle meno agevoli da trattare, vista la sua reticenza e la sua scarsa generosità nel donare la propria “anima”; con anima intendiamo qui, rivolgendoci ad una tradizione di pensiero di tipo alchemico-spagyrico, il principio Zolfo, ovvero sia la parte curativa, tingente, generalmente untuosa, maschile e calda. L’abete rosso si sviluppa in superficie attraverso il tipico tronco dalla corteccia rossiccia; lo strato esterno è composto da piccole scagliette di una certa friabilità; la postura è generalmente eretta, puntando velocemente verso l’alto. Le fronde sono lievemente pendenti, con colorazione che varia dal verde scuro, intenso, a tratti più chiara. Gli aghi sono morbidi nelle parti più basse della pianta, mentre nelle estremità apicali possono assumere caratteristiche più dure, appuntite e coriacee. La profumazione è riconoscibile maneggiando un discreto quantitativo di vegetale; strofinando i rami in maniera poco convinta o distratta l’olfatto non viene colpito facilmente dai suoi sentori. L’olio essenziale che se ne ricava è di colore trasparente, leggermente verdognolo; nei primi istanti che seguono la conclusione della distillazione l’aroma è tipicamente idrocarburico; così deve essere, nei successivi 40 giorni l’anima dell’abete rosso maturerà, o meglio – dopo essere stata “uccisa” attraverso il nostro intervento – risorgerà. Questa suggestiva immagine è presa in prestito da un autore di matrice “antroposofica”, Wilhelm Pelikan.
Questo olio essenziale è tra i più intensi che si possano estrarre da questa divisione vegetale, quantomeno tra le conifere presenti in Valle di Fiemme. L’aroma è forte, persistente, boscoso, fresco. L’impiego di questo rimedio è nella cura delle affezioni delle vie respiratorie, libera i bronchi con effetto mucolitico ed espettorante; indicati in questo senso i fomenti in un pentolino di acqua calda o le applicazioni di qualche goccia di olio essenziale a livello ghiandolare, dei polsi o sulle tempie.
A livello psicologico chi distilla, o chi assiste ad una distillazione, trae da questa attività benessere e tranquillità; osservare le gocce che cadono lente invita alla calma, alla contemplazione, all’introspezione; al limite della meraviglia e della preghiera… D’altronde si diceva, e ancora si dice… “Ora et labora”.
