Appunti sulla distillazione invernale di conifere

Condivido qualche breve riflessione in merito alla mia esperienza di distillatore di oli essenziali di conifera nel periodo novembre/dicembre 2020; nell’arco di due mesi il tentativo è stato quello di estrarre dolcemente o. e. da alcune piante di ginepro, di pino silvestre e di pino nero. Il procedimento lento, la raccolta a mano con l’uso di mezzi come l’ascia, la roncola, la cesoia, lasciavano ben sperare non tanto in riferimento alla quantità quanto piuttosto alla qualità. Il pino silvestre, raccolto in giornate di sole, in questo caso in giovane età in quanto si trattava di vegetali comunque destinati ad abbattimento poichè insistenti su un terreno al di sotto di alcuni tralicci elettrici, è stato quello meno avaro di soddisfazioni; lasciato in maturazione, dopo la separazione dall’acqua aromatica (a. a.), una ventina di giorni, ha saputo rilasciare intensi, non persistenti, aromi di fresco. Il pino nero, da pianta adulta abbattuta per consentire la messa in sicurezza di una trafficata arteria valligiana, ha mantenuto un carattere estremamente deciso, legnoso, a tratti non gradevolissimo ma sicuramente non indifferente; da ultimo il ginepro, alcuni vecchi esemplari, che hanno saputo donare delle note trementiniche, dal forte sentore idrocarburico, catramoso, benzinico. Non propriamente piacevoli, queste note, vengono però camuffate se confuse con l’o. e. di pino silvestre.

Discorso a parte meriterebbe l’acqua aromatica, difficilmente decifrabile, ma anch’essa, molto legnosa, pesante.

 

Tali note costituiscono un primo passo verso una migliore definizione di caratteristiche, ambienti, periodi e modalità soggette a continua revisione e sistemazione, l’intento rimane il miglioramento dell’opus.