Nell’ultimo anno e mezzo, a causa del diffondersi della pandemia da coronavirus, e alle conseguenze che tale evento storico ha determinato nelle nostre vite, abbiamo assistito ad un moltiplicarsi di iniziative, eventi, incontri e situazioni che si sono sono svolte, e in parte ancora si stanno svolgendo, on-line. Grazie ad internet interagiamo quotidianamente con gli altri e sempre più spesso ci troviamo ad usare piattaforme virtuali di ogni tipo che ci consentono di comunicare col mondo in tutta sicurezza, da casa nostra, al riparo. Whatsapp, skype, meet, zoom, ecc… Sono i sistemi che ci permettono di parlare con gli altri muniti solo di un telefonino, o di un computer, e di una connessione internet.
Anche la consulenza psicologica, il supporto, l’aiuto in questo campo ha subito e assecondato questo cambio epocale, adattandosi come meglio ha potuto.
E’ quindi possibile, oggi, intraprendere un percorso psicologico e di cambiamento affidandosi esclusivamente ad una interazione non più in presenza. Il fatto che sia possibile incontrarsi dietro uno schermo, osservarsi, discutere e confrontarsi non significa tuttavia che questa esperienza sia da considerarsi sovrapponibile all’incontro fisico, al corpo-a-corpo, come direbbero i fenomenologi; tuttavia è appunto un segno dei tempi e come tale va colto e non ignorato.
Con alcuni accorgimenti tecnici, una buona connessione, l’uso di una corretta illuminazione e altri piccoli dettagli, è possibile condurre uno o più colloqui, e quindi affrontare anche una psicoterapia, in totale sicurezza.
Un percorso psicologico con queste caratteristiche non è diverso da uno condotto in presenza; il numero delle sedute e la frequenza degli appuntamenti variano e si modificano in base alle necessità e alle richieste in un clima di scambio e confronto aperto tra terapeuta e paziente. La cornice di riferimento, il contesto e il significato del ritrovarsi “virtualmente” si modificano ad ogni nuovo incontro e in questa evoluzione scopriamo la storia della psicoterapia.